STEFANO SORRENTINO
PEZZI DI ROCK
Emerson, Lake & Palmer – Tarkus
Un capolavoro del rock che diventa musica colta
Prima Parte
Keith Emerson: il perfetto connubio fra rock, jazz e musica classica
Keith Emerson (1944-2016) è stato un compositore e tastierista inglese che, nel corso della sua lunga carriera musicale, ha prodotto composizioni per diversi tipi di ensemble, dal trio rock all'orchestra sinfonica, ma principalmente per pianoforte, organo e tastiere elettroniche. Nonostante l'eterogeneità di questi diversi medium, è possibile riconoscere un unico stile compositivo attraverso tutta la sua produzione, un unico linguaggio musicale, che fa riferimento a medesimi stilemi ritmici, armonici e melodici. Il suo suicidio, avvenuto a Santa Monica presso Los Angeles, l'11 marzo del 2016, a causa di una depressione dovuta ad una malattia alla mano destra, che lo avrebbe privato in breve tempo della facoltà di suonare, ha defraudato precocemente il mondo del più importante, talentuoso e geniale tastierista e compositore della storia del rock.
Keith Emerson nasce il 2 novembre 1944 a Todmorden, Lancashire, in Inghilterra. Sua madre si era rifugiata nell'Inghilterra del nord, per salvarsi nel caso in cui i tedeschi avessero invaso la costa meridionale durante la seconda guerra mondiale. All'inizio del 1945, la famiglia tornò a Worthing, nel Sussex, dove Keith rimase fino a poco più di vent'anni. Suo padre suonava come pianista, a livello amatoriale, in orchestre da ballo locali, e sua zia gestiva una scuola di danza.
Quando Emerson divenne più grande, suo padre gli comprò un pianoforte e gli insegnò a suonare alcuni pezzi facili, che il bambino imparò velocemente. Il padre sperava che il figlio imparasse a suonare seriamente e lo mandò a lezione di piano già dall'età di 10 anni. Le sue insegnanti erano anziane signore del posto e il piccolo Keith non gradiva molto gli aspetti legati alla disciplina dello studio del pianoforte, ma, in ogni caso, si dimostrò fin da subito un allievo talentuoso. Da adolescente, Emerson approfondisce gli studi classici, suonando sia in orchestre da ballo del luogo che come accompagnatore nella scuola di danza della zia. All'età di 14 anni, cominciò ad interessarsi al jazz. Fu talmente affascinato da quel tipo di musica e dai musicisti in voga in quegli anni, in particolare gli organisti Jimmy Smith e Jack MacDuff, che iniziò a risparmiare per comprarsi il primo organo.
Dopo il liceo, Emerson lavorava di giorno come cassiere di banca e di sera suonava in diverse orchestre e formazioni jazz locali. Dopo quasi tre anni in banca, venne licenziato (probabilmente per il suo cronico ritardo e per il suo disinteresse per la professione bancaria) e così colse l'opportunità di diventare un musicista a tempo pieno. Nel 1964, si unisce ad una band rhythm and blues, chiamata 'Gary Farr and the T-bones', che era di casa al Marquee Club a Londra, uno dei più importanti music club inglesi dell'epoca, e dove suonava anche il bassista Lee Jackson, futuro componente dei Nice. Suona anche per un breve periodo nei V.I.P.'s, che successivamente cambieranno nome in Spooky Tooth, riscuotendo un discreto successo.
A partire dal 1967, con The Nice, e soprattutto dal 1970, con Emerson, Lake & Palmer, la carriera di Keith Emerson decollò definitivamente, raggiungendo anche momenti di enorme successo popolare, come nel caso del brano 'Honky Tonk Train Blues', vera e propria hit, derivata da uno standard boogie-woogie degli anni 20, che, anche in Italia, raggiunse la vetta delle classifiche di vendita nel 1977, quando fu utilizzata come sigla del programma televisivo 'Odeon'.
Nella musica di Keith Emerson, è possibile trovare suggestioni eterogenee, derivate dalla sua formazione pianistica. A partire dal jazz, che influenza tutta la sua opera, non solo nei momenti prettamente jazzistici, come avviene, ad esempio, nei Nice, la cui performance, in certi brani, si può equiparare a quella di un classico trio jazz piano/organo-basso-batteria. A richiamare una certa impostazione jazzistica, pure nei brani più rock, contribuisce l'utilizzo frequente di certe figure armoniche e ritmiche tipiche del jazz, come gli accordi aperti e i tempi dispari sincopati, anche usati in forma di 'ostinato' come accompagnamento con la mano sinistra. Da non dimenticare, il suo pionieristico e magistrale utilizzo degli strumenti elettronici, in particolare del sintetizzatore moog, che fino al 1970 era considerato uno strumento sperimentale e di difficile utilizzo e che Emerson contribuì a rendere mainstream, soprattutto per quel che riguarda il progressive rock, che trasse dalle tastiere elettroniche (organo, mellotron e moog) la linfa vitale per la propria volontà e necessità di innovazione.
Ma principalmente, nel corso di tutta la sua vita e carriera musicale, Keith Emerson ha ricercato un connubio, tutto personale, con la musica classica: non che mancassero, fra la fine degli anni 60 e l'inizio dei 70, esperimenti di rock band che coinvolgevano orchestre sinfoniche in modo strutturale, e non solo come semplice accompagnamento. Ricordiamo fra tutti, i Deep Purple con il loro album 'Concerto for Group and Orchestra', inciso nel 1969, con la Royal Philharmonic Orchestra, oppure i Pink Floyd, che con 'Atom Heart Mother' del 1971, spingevano il concetto di rock sinfonico verso nuovi orizzonti.
Ma, nel caso di Emerson, non si tratta di episodi isolati, come quelli che abbiamo indicato: tutta la sua produzione, nei Nice e negli EL&P, è costellata di citazioni, rivisitazioni, arrangiamenti di brani di musica classica e sinfonica, più o meno famosi, comunque tutti di alto livello compositivo e di notevole difficoltà tecnica. Nel repertorio dei Nice troviamo Bach, Sibelius, Tchaikovsky, oltre a composizioni non propriamente classiche (ma ... classicamente popolari), come 'America' di Leonard Bernstein, tratta dalla colonna sonora di 'West Side Story'.
Nel repertorio di EL&P, fanno spicco, fra gli altri, Bartok, Bach, Janacek, Copland, Ginastera. Per non parlare dei 'Quadri di una esposizione' di Mussorgsky, a cui è stato dedicato tutto l'album 'Pictures at an Exhibition'.
Non mancano composizioni originali di Emerson, strutturate secondo stilemi classici sinfonici, come i primi tre movimenti della 'Five Bridges Suite', presente in 'Five Bridges' dei Nice oppure il 'Piano Concerto N.1' per pianoforte e orchestra, presente in 'Works Vol.I', che si collocano entrambe a metà strada fra Bela Bartok e George Gershwin.
Comunque, nel caso dei brani classici rivisitati, non si tratta mai di inserti forzatamente incastrati nel tessuto musicale o di banali citazioni fuori contesto: anzi, si può dire che essi acquistino una nuova vita, a seguito del nuovo adattamento, in chiave rock e jazz, che crea un perfetto connubio fra queste tre forme musicali.
Seconda Parte
TARKUS – Analisi di un capolavoro
La suite 'Tarkus', presente come unico brano di circa 20 minuti, sulla facciata A dell'album eponimo del 1971, costituisce una delle massime espressioni dell'attività compositiva ed esecutiva di Keith Emerson, risalente ai tempi dell'inizio della sua partecipazione al trio Emerson, Lake & Palmer, ed è nata con la collaborazione di Greg Lake, che ha scritto tutte le liriche della suite oltre che la musica per uno dei movimenti, 'Battlefield'.
Si tratta di una storia di guerra e conquista: Tarkus è un essere ibrido, metà armadillo, metà carro armato e ognuno dei sette movimenti della suite mette in scena una fase della sua epopea, dalla nascita, alle battaglie, fino alla sua sconfitta. La bellissima e particolare copertina, disegnata dal pittore e grafico inglese William Neal, illustra tutte le vicende di questo essere, ambientate in una non meglio definita era post-apocalittica.
Tarkus, il cui nome deriva da un'amalgama fra 'tartaro' (una sorta di inferno nella mitologia classica) e 'carcassa' (termine che richiama distruzione e morte) nasce da un uovo che si schiude alle pendici di un vulcano attivo ('Eruption'); si scontra in battaglia, nel deserto, con alcune creature a lui simili, ibridi di animali e macchine: un ragno corazzato con protuberanze simili a torri ('Stones of Years'), uno pterodattilo a forma di jet militare ('Iconoclast'), un grillo dotato di corazza e missili ('Mass'). Su tutti riesce ad avere la meglio, ma alla fine incontra un essere che ha le sembianze di un leone con la testa di uomo e una enorme coda di scorpione ('Manticore'): durante il combattimento ('Battlefield'), il pungiglione sulla coda si conficca nell'occhio di Tarkus, il quale, ferito e sconfitto, si tuffa in mare ('Aquatarkus'). Ma dopo l'agonia, magistralmente rappresentata da un lungo assolo di Moog su una base ripetuta a tempo di marcia che va sfumando, il finale della suite riprende il vigoroso tema del primo movimento ad indicare la rinascita di Tarkus, che si trasforma in una invincibile creatura acquatica.
Sulla genesi della suite, Emerson ha dichiarato: “Conosco le preferenze di Carl e Greg, e nel caso di Tarkus, Carl rimase molto colpito dalle diverse indicazioni di tempo. Mi disse che gli sarebbe piaciuto fare qualcosa in 5/4, gli risposi che ci avrei lavorato, e partii da lì a scrivere Tarkus. Greg non era molto convinto all'inizio. Secondo lui il pezzo era troppo strano. Ma decise di provare e poco tempo dopo anche lui lo avrebbe amato.”
In tutta la suite, prevale la performance, sempre a livelli virtuosistici, di Keith Emerson, che suona principalmente l'organo Hammond, usato molto spesso con registro acuto e percussivo, iper-saturato e filtrato dall'amplificatore Leslie, con il suo effetto rotativo. Suona anche il sintetizzatore Moog, in vari iconici passaggi, come in 'Eruption', nella linea melodica che ricorda un barrito animale, o in 'Aquatarkus', nel travolgente assolo finale. Il pianoforte viene usato un po' dappertutto in sottofondo, per sottolineare l'andamento armonico, come, ad esempio, nei larghi accordi di 'Stones of Years' e 'Battlefield'.
Greg Lake oltre a cantare magnificamente (tutti i testi sono scritti da lui), suona principalmente il basso, ma anche la chitarra, in particolare quella elettrica in 'Battlefield', unico movimento interamente composto da lui, una suggestiva ballata che si discosta, ma in modo piacevole, dal resto della suite.
Carl Palmer esprime tutto il suo virtuosismo suonando la batteria e, in qualche occasione, il gong.
La seconda facciata dell'album contiene brani e canzoni che nulla hanno a che vedere con la storia del nostro Tarkus: si tratta di pezzi composti ed eseguiti nel tipico stile EL&P, dove viene messo in risalto il virtuosismo tecnico dei tre e la bella voce di Greg Lake, in 'Bitches Crystal' e 'A Time and a Place'; oppure l'impostazione classica e il parossismo ritmico nella mini-suite 'The Only Way'-Infinite Space', ispirata a Bach; oppure 'Jeremy Bender' e 'Are You Ready Eddy?, due brani del tutto dimenticabili, a metà strada fra Honky Tonk e Boogie-Woogie.
A proposito di contaminazioni fra musica rock e musica classica, Tarkus (la suite) è uno dei pochi brani della storia del rock che ha fatto il cammino inverso, ossia che è di fatto diventato un brano di musica classica, interpretato in concerto da pianisti classici, arrangiato per orchestra sinfonica e su cui sono state scritte anche tesi di laurea. La suite è, di fatto, strutturata come un brano di musica classica contemporanea in sette movimenti e rappresenta, al massimo livello, lo stile compositivo di Emerson, basato su ostinati (brevi frasi ripetute), ritmi compositi, molteplicità armoniche e melodiche, non di rado di stampo jazz, in cui la difficoltà tecnica e interpretativa rimane un elemento costante.
Con la suite 'Tarkus', Keith Emerson ha creato un'opera sui generis che ha contribuito a dare il via alla stagione progressive dei primissimi anni 70 ma è andato ben oltre, definendo un nuovo canone in cui musica rock e musica classica possono finalmente convivere a pari livello.