STEFANO SORRENTINO

PEZZI DI ROCK

Terry Riley - Un compositore che fluttua tra Spazio e Tempo


Quando ascolti un pattern ripetuto in continuazione, esso ad un certo punto incomincia a subire una sorta di cambiamento sottile, perché, nel frattempo, sei tu che stai cambiando. “In C” vuole produrre un'alterazione della percezione del tempo dell'ascoltatore. E' come essere in una capsula del tempo e fluttuare da qualche parte nello spazio in attesa che accada il prossimo evento.

Con queste parole, Terry Riley, compositore e musicista statunitense di formazione accademica, nato nel 1935, descrive l'essenza della sua opera più importante “In C” (dove 'C' indica la nota 'Do' secondo il formalismo anglosassone). Si tratta di un brano pubblicato per la prima volta nel 1964 e considerato come la prima composizione minimalista ad avere avuto successo di pubblico che rese popolare il nuovo genere del 'minimalismo' in ambito musicale.

Si tratta di un'opera “aperta”, la cui partitura consiste in una serie di 53 brevissime frasi (pattern) musicali, che un complesso non definito di musicisti (il numero suggerito dall'autore è 35) eseguono liberamente con gli strumenti che desiderano (anche voci, tastiere elettroniche e percussioni) per un numero di volte non fissato ma scelto dall'interprete (la durata suggerita dall'autore, per ciascuna frase, va da 45 secondi al minuto e mezzo). In totale l'opera eseguita può durare dai 45 minuti ad un'ora e mezza.

Secondo quanto riportato dallo stesso Riley, nelle note che accompagnano la partitura (costituita da un'unica pagina che contiene i 53 pattern da interpretare): “Una delle gioie di IN C è l'interazione dei musicisti in combinazioni poliritmiche che sorgono spontaneamente tra i pattern. Alcune forme piuttosto fantastiche sorgeranno e si disintegreranno mentre il gruppo si muove attraverso il pezzo quando viene suonato nel modo corretto.”

La sonorità che ne deriva è ripetitiva ed ipnotica, ma la definizione di minimalismo, che viene associato a questo tipo di musica, non rende giustizia alla complessità del tessuto sonoro: la libertà degli interpreti è il fattore fondamentale dell'esecuzione e l'autore interviene con informazioni apparentemente vaghe e generiche che però diventano regole ben precise per quanto riguarda la costruzione del pezzo e la sua finalità. Ogni esecuzione è diversa dalla precedente ma lo spirito dell'opera è sempre e costantemente ben delineato.

Ma perché questa impegnativa incursione nel mondo della musica colta, penserete voi?

Quando si parla di minimalismo, non può sfuggire l'influenza che tale genere musicale ebbe sulla scena rock e jazz dei primissimi anni 70. Terry Riley, con la sua composizione 'A rainbow in curved air', pubblicata in formato LP nel 1969, entrò addirittura nelle classifiche dei dischi pop-rock più venduti di quegli anni. Il richiamo alle filosofie orientali (i mantra), molto di moda all'epoca, nonché una certa predisposizione a suggestioni psichedeliche, agevolate dall'utilizzo diffuso di droghe di ogni tipo, ne decretarono il successo popolare, ispirando, direttamente o indirettamente, l'esperienza di innumerevoli artisti.

Ne citiamo alcuni, fra i più evidenti: il palese tributo al compositore da parte di Pete Townsend degli Who in 'Baba O'Riley', uno dei brani più famosi e maggiormente eseguiti dal vivo del gruppo. I Curved Air, gruppo rock progressive britannico, il cui nome fu suggerito da uno dei fondatori, Francis Monkman, che era un grande appassionato di Terry Riley, avendo anche suonato in una performance di 'In C'. Anche Mike Oldfield, ed il suo osannato album 'Tubular bells', furono ispirati dalla musica minimalista. Non possiamo non citare inoltre la musica tedesca, cosiddetta 'cosmica', come i Popol Vuh e i Tangerine Dream, e certe esperienze di rock-jazz, soprattutto anglosassone, come i Centipede.

Da quest'esperienza nacquero svariati filoni musicali, come la ambient music, che ebbe uno straordinario successo nei decenni successivi fino ai giorni nostri. Brian Eno è il più attivo ed autorevole esponente di questa corrente musicale, avendo inaugurato ufficialmente il genere, e la sua denominazione, con l'album 'Ambient 1: Music for Airports', pubblicato nel 1978.

Anche altri musicisti, che condivisero con Terry Riley l'esperienza della musica minimalista, anche se ognuno con le sue peculiarità, ebbero un notevole successo popolare. Ricordiamo Philip Glass, anch'egli compositore e musicista di formazione accademica, considerato uno dei più grandi geni musicali viventi, creatore di un immenso repertorio di musica orchestrale, sinfonica, da camera e solista, all'interno del quale è molto nota la sua opera teatrale 'Einstein on the Beach'. E' peraltro l'autore di innumerevoli colonne sonore, fra le quali, di enorme successo di pubbico, quelle della trilogia di documentari diretti da Godfrey Reggio, 'Koyaanisqatsi' (1983), 'Powaqqatsi' (1988) e 'Naqoyqatsi' (2002).

Ricordiamo inoltre Steve Reich, anch'egli autore di molte colonne sonore, forse meno noto al grande pubblico, ma meritevole di un Leone d'Oro alla carriera, assegnato dalla Biennale Musica di Venezia nel 2014.

Per finire con La Monte Young, il vero inventore della musica minimalista, che sviluppò un concetto musicale estremo riguardante la durata delle tracce e delle note e diventò un punto di riferimento per diversi musicisti rock e per la futura new age.


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