STEFANO SORRENTINO

PEZZI DI ROCK

Electric Light Orchestra (1971)

Il disco che definì un nuovo stile fra classica e rock


'Orchestra della luce elettrica' oppure 'Orchestra leggera elettrica', insomma scegliete la traduzione che più vi attizza: ELECTRIC LIGHT ORCHESTRA è una celeberrima rock band inglese di Birmingham, tuttora in attività, che esordì nel 1971 con uno splendido album, intitolato semplicemente 'The Electric Light Orchestra'. Un album che ci colpì subito per la sua originalità: non era solo pop, non era solo rock, nè solo progressive, ma un po' di tutto insieme. Noi ragazzi, orfani dei Beatles da un paio d'anni, potevamo sentire, in svariati passaggi del disco, un sound molto simile al quartetto di Liverpool e questo non poteva che riempirci di entusiasmo. L'influenza dei Beatles sui musicisti della Electric Light Orchestra non era causale e più avanti tenteremo di spiegare perchè.

La band era stata fondata nel 1970 da Roy Wood e Jeff Lynne, due virtuosi polistrumentisti che avevano militato in THE MOVE, gruppo pop britannico che negli anni 60 aveva raggiunto un certo successo di pubblico con alcune hit, fra cui, la più famosa, “Blackberry Way”, famosa anche in Italia nella versione dell'Equipe 84 “Tutta mia la città”. Al gruppo si unì fin da subito anche Bev Bevan, il batterista degli stessi Move.

Questo trio costituisce la formazione che diede alla luce il primo album degli ELO, nel 1971: sono Wood e Lynne a svolgere la maggior parte del lavoro, alternandosi nella composizione dei brani e nella loro esecuzione, che li vede impegnati in complessi arrangiamenti con fiati e archi, oltre a chitarra, piano e basso, suonati sempre da loro due. Mentre Bevan si dedica esclusivamente a batteria e percussioni, Roy Wood e Jeff Lynne creano un tessuto sonoro che incrocia musica classica e barocca, pop inglese di stampo beatlesiano, rock progressive e linguaggio teatrale. Le fasi di registrazione del disco furono lunghe e complicate in quanto, essendo solo tre i musicisti (a parte i contributi di un suonatore di corno e di un violinista), furono necessarie molte sovraincisioni, fino a dieci in alcuni casi.

La band aveva ben chiaro in mente, fin da subito, quale doveva essere il proprio sound, un sound molto riconoscibile, che qualcuno ha chiamato ... “baroque and roll”, alla cui definizione contribuisce anche l'originale copertina che raffigura una solitaria lampadina sullo sfondo di un salone da ballo dell'epoca barocca e sul retro i tre componenti vestiti con abiti settecenteschi mentre suonano strumenti classici, inquadrati dal basso, con sopra di loro un magnifico soffitto affrescato a cassettoni.

A partire dal secondo album del 1973, dopo l'uscita definitiva di Roy Wood, Jeff Lynne farà scivolare lentamente la band verso il pop commerciale, molto spesso condito con inserti sinfonici (di fiati e archi), molto orecchiabile e piacevole. A partire dall'album 'Discovery' del 1979 fanno il botto dal punto di vista commerciale ed entrano a pieno titolo nel genere disco-music. Nel corso degli anni 70 e 80 hanno pubblicato alcune hit che li hanno resi celeberrimi nel mondo ('Last train to London', 'Evil Woman', 'Xanadu', insieme a Olivia Newton-John, colonna sonora dell'omonimo film del 1980). I loro concerti, ancora oggi, sono caratterizzati da scenografie e arrangiamenti fantasmagorici.

Jeff Lynne

Questo curriculum, da gruppo pop commerciale, nulla toglie alla bellezza e all'originalità del primo album, che si distingue in modo netto dalla loro successiva discografia.

L'etichetta 'Harvest', presso cui venne pubblicato l'album, era una garanzia per noi giovani musicofili: vi passava il meglio della musica inglese (Pink Floyd, Deep Purple) e pure italiana (il primo Alan Sorrenti nel suo indimenticato periodo progressive).

E l'ascolto del disco fu decisamente sconcertante: il primo brano '10538 Overture' si apre con un arpeggio di chitarra elettrica degno del miglior George Harrison e con alcuni riff di violoncello, eseguiti prevalentemente con la tecnica dello 'staccato', che inquadrano immediatamente il nuovo sound. L'utilizzo degli strumenti classici non è un superfluo contorno, come in altri gruppi che praticavano il cosiddetto Rock sinfonico, ma una componente essenziale, tagliente e incisiva, come mai si era ascoltato prima nella musica rock.

La storia di questo primo brano, che divenne anche un singolo di discreto successo, è particolare e ci spiega le origini del progetto. Durante la registrazione dell'album di debutto dei Move, Roy Wood fu colpito dagli arrangiamenti di George Martin per alcune canzoni dei Beatles, in particolare 'Strawberry Fields Forever' e concepì l'idea di un nuovo gruppo rock che enfatizzasse gli strumenti classici rispetto agli strumenti della tradizione rock. '10538 Overture' era stata scritta con l'intento di pubblicarla nel quarto album dei Move, ma, per una strana coincidenza, non andò come previsto: durante le registrazioni Wood e Lynne si ritrovarono soli in sala d'incisione e, in assenza del bassista e del batterista, Wood improvvisò, su un violoncello comprato appena due settimane prima, un riff in 'stile Jimi Hendrix', creando un suono che più tardi avrebbe definito 'orchestra heavy metal'. Questa divenne la prima canzone degli Electric Light Orchestra e anche quella che avrebbe aperto il loro primo album, e che divenne il modello per lo stile di tutti i brani a seguire.

Roy Wood

I riff degli archi caratterizzano tutto l'album e diventeranno un marchio di fabbrica per tutta la successiva produzione della band: la seconda canzone 'Look at me now', con l'accompagnamento prevalente del violoncello, suonato in diverse sovraincisioni, non può non ricordare 'Eleanor Rigby' dei Beatles, così come, nella prima, i riff dell'orchestra e la voce particolarmente filtrata fanno venire in mente 'I am the Walrus', una delle canzoni più psichedeliche e controverse dei Fab Four.

'Queen of the Hours' con il suo ritmo incalzante, a metà strada fra rock e classica, è una canzone che si colloca a pieno titolo nel filone progressive, che gli ELO non rifuggivano di certo, avvicinandoli ai Genesis, anche nel modo di usare la voce.

Ma non mancano splendide canzoni che si distinguono per la magnifica linea melodica, accompagnate dal pianoforte, come in 'Mr. Radio', coinvolgente inno alla radiofonia d'epoca, o dalla chitarra acustica, come in 'Whisper of the Night' che chiude l'album, con il suo delicato e struggente tema d'amore.

'Nellie takes her bow', suggestiva e lunga canzone ricca di pathos, una mini sinfonia, riassume un po' tutte le cifre stilistiche del gruppo, con un bel testo che racconta la storia di un'attrice che cerca di riscattare, sui palcoscenici di Broadway, la propria deludente vita.

'The Battle Of Marston Moor (July 2nd, 1644)' e 'Manhattan Rumble (49th Street Massacre)' rappresentano, come vere e proprie musiche di scena, due sanguinosi eventi storici: una battaglia combattuta durante la guerra civile inglese e una carneficina fra bande rivali di gangster nella New York degli anni 30.

Il brano che abbiamo lasciato per ultimo, anche se si chiama 'First Movement (Jumping Biz)', è il più pop e leggero del disco, un pezzo strumentale ritmato e orecchiabile, che rappresenta un antipasto di quella che diventerà la successiva carriera degli Electric Light Orchestra, molto orientata, come suggerisce il titolo della canzone, al 'biz', al business.


Roy Wood (sin.) e Jeff Lynne

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