STEFANO SORRENTINO
PEZZI DI ROCK
Nick Drake – Fragile eroe in una corazza di vetro
Nick Drake era un ragazzo di buona famiglia, che viveva in una elegante casa nella tipica campagna inglese. Era bello, fisicamente prestante, simpatico, ma taciturno, sempre più chiuso in sé stesso, divorato da una malattia interiore, una depressione che sarebbe peggiorata sempre più fino a portarlo, appena ventiseienne, ad ingerire una dose mortale degli antidepressivi prescrittigli dal medico.
Intelligente e dotato, Nicholas Rodney “Nick” Drake, nato a Rangoon (Birmania) nel 1948 e morto suicida nel 1974, nella casa di famiglia a Tanworth-in-Arden (nello Staffordshire, in Inghilterra), iniziò a suonare da giovanissimo, dapprima, in ambito scolastico, con clarinetto e sassofono, poi prendendo lezioni private di pianoforte. A 16 anni, fu attratto dalla chitarra acustica, per la quale dimostrò da subito un incredibile talento, e che divenne il suo strumento privilegiato, a cui dedicava ore e ore, suonandola di continuo in modo ossessivo, fino a diventarne un virtuoso: inventava nuove accordature per poter ottenere accordi particolari che impressero alla sua musica quel senso di apertura e di leggera dissonanza che la caratterizza.
Le sue fonti di ispirazione erano soprattutto Beatles, Bob Dylan, Donovan. Ma anche Debussy e alcuni cantautori e chitarristi della scena folk inglese come Davy Graham, uno dei primi rappresentanti del genere, Bert Jansch e John Renbourn, entrambi membri fondatori dei Pentangle. Grazie a loro, Nick sviluppò la tecnica del “fingerpicking”, con cui creava complesse tessiture armoniche con la sua chitarra acustica.
Nick Drake non ebbe successo come cantautore nel corso della sua breve vita, durante la quale produsse solo tre album, vendendone poche migliaia di copie, anche a causa della sua ritrosia a fare interviste e concerti per promuovere i dischi. Ma ebbe una grande fama postuma, diventando un cantautore di culto, fra i più amati da diverse generazioni di musicisti, fino ai giorni nostri: a partire dai primi anni 80 la sua opera fu completamente rivalutata, grazie al rinnovato interesse da parte dell'industria discografica e anche di molti artisti che lo considerarono uno dei grandi ispiratori della loro opera (come ad esempio, i Cure e i REM). E grazie anche al fondamentale contributo della sorella Gabrielle, la principale custode dell'eredità artistica e spirituale del fratello Nick e titolare di varie iniziative in sua memoria, fra cui documentari e biografie.
Le 35 canzoni contenute nei tre album, 'Five Leaves Left', 'Bryter Layter' e 'Pink Moon', pubblicati rispettivamente nel 1969, nel 1970 e nel 1972, costituiscono l'unica eredità ufficiale di Nick Drake. Tutte integralmente composte da lui, non sono mai canzoni banali: complesse e articolate dal punto di vista armonico, senza mai perdere mai di vista l'elemento melodico che le rende sempre fruibili, anche per un pubblico meno attento. I testi sono poesie intimistiche, spesso oscuri, densi di riferimenti personali e di doppi sensi, e contengono frequenti richiami al mondo della natura: sole, luna, alberi, stagioni, ispirati dai poeti romantici inglesi che Nick adorava, Wordsworth in particolare. Questa tendenza “bucolica” era già stata sviluppata, negli anni precedenti, da altri cantautori folk inglesi, primo fra tutti Donovan di cui egli era fan da sempre.
Le sue canzoni hanno come linea comune la sua voce particolare che le rende sempre riconoscibili: una voce, non molto estesa né potente, caratterizzata da calde frequenze basse e da frequenze più acute, eseguite in una specie di falsetto, delicato ma graffiante allo stesso tempo, una voce rarefatta ed essenziale, priva di inutili fronzoli.
Anche lo stile compositivo è omogeneo e fornisce una certa continuità ai tre album, e soprattutto dimostra una maturità già conseguita da tempo. D'altra parte, Nick era pronto fin da giovanissimo a rendere pubblica la sua produzione. Nel cofanetto 'Tuck Box' del 2013 vengono proposte su CD le sue prime canzoni, incise a livello casalingo nei primi anni 60, su un registratore a bobine che il padre, interessato alle nuove tecnologie, aveva acquistato e installato nel salotto di casa, a disposizione di tutta la famiglia. Fra queste tracce ci sono anche brani suonati e cantati dalla madre, musicista e poetessa, e dalla sorella, appassionata di musica e di teatro, che diventerà una affermata attrice di cinema e TV.
E' impressionante constatare quanto queste prime canzoni fossero ben costruite e soprattutto ben interpretate da Nick Drake, nei limiti a cui il mezzo tecnico costringeva, ed è altrettanto impressionante constatare una certa vicinanza allo stile delle canzoni della madre, che oltre a trasmettergli il talento musicale, gli aveva anche trasmesso, purtroppo, una certa fragilità a livello nervoso, in quanto lei stessa era stata vittima di depressione in gioventù.
Dopo la pubblicazione dell'ultimo album, 'Pink Moon' del 1972, Nick Drake non compose e non canto più nulla, divorato, negli ultimi due anni di vita, dalla sua malattia. Dato il profondo livello di pessimismo che caratterizza questo disco, il suo suicidio, nel 1974, non sorprese nessuno nell'ambiente. In realtà, non è stato mai accertato che si sia trattato realmente di suicidio. Si pensa anche alla possibilità che abbia ingerito, involontariamente, una dose eccessiva di antidepressivi, dei quali faceva largo uso. Inoltre, a rafforzare questa ipotesi alternativa, non risulta che abbia lasciato alcun biglietto d'addio per la famiglia, a cui era molto legato. Ma di sicuro, indipendentemente dalle circostanze della morte, il suo atteggiamento di totale disinteresse verso la vita e verso il futuro ebbero tragicamente la meglio, la corazza che aveva indossato per difendersi dal mondo non gli è servita poiché si è rivelata essere di fragile vetro.
GLI ALBUM
'Five Leaves Left' (1969)
Il titolo di questo primo primo disco si riferisce al cartoncino, presente all'interno delle confezioni di cartine per sigarette Rizla, che indica che il pacchetto sta per finire ('Cinque cartine rimanenti'). Situazione usuale per Nick Drake che era un accanito fumatore di marijuana e hashish. Ma è comunque un titolo enigmatico, che proprio per questo piacque al suo produttore Joe Boyd, un metaforico doppio senso dove 'leaves' può significare anche 'foglie di albero', quindi 'Cinque foglie rimanenti'. Il fatto che fossero proprio cinque gli anni di vita che gli restavano da vivere è probabilmente del tutto casuale.
E' un album già maturo dal punto di vista compositivo, dove Nick usa le nuove accordature che aveva tanto sperimentato in quegli anni. Nel corso della registrazione, che si prolungò per parecchie settimane, Nick Drake non riusciva ad essere soddisfatto degli arrangiamenti che la casa di produzione gli proponeva e alla fine chiamò il suo amico di college e musicista dilettante Robert Kirby, che scrisse le parti per orchestra che caratterizzano alcune delle canzoni, avendo sicuramente in mente quanto George Martin aveva realizzato per i Beatles, ma con un esito talvolta acerbo, grossolano ed eccessivamente barocco.
La canzone più riuscita dal punto di vista dell'arrangiamento è 'River Man', che secondo Nick Drake doveva essere il titolo di punta dell'album: è la canzone più bella, con la sua intricata trama di chitarra in tempo dispari (5/4), la suggestiva progressione di accordi e la sottile e raffinata linea di archi, composta dal famoso direttore d'orchestra Harry Robertson, poiché, in questo caso, l'amico Robert Kirby non si sentiva all'altezza del compito. Questa canzone ebbe, nel corso degli anni, numerosissime cover, sia in ambito pop che in ambito jazz.
'Bryter Layter' (1970)
Nonostante lo scarso successo del primo album, la casa di produzione sapeva di avere in casa un artista di grande talento e diede quindi a Nick Drake la possibilità di incidere un secondo album. Nelle intenzioni del produttore, 'Bryter Layter' (dizione storpiata di “brighter later”, “più luminoso più tardi”, forse una speranza di miglioramento del tempo) doveva essere un album più pop e accattivante del precedente, e fu pertanto dedicata maggiore cura agli arrangiamenti. Vennero ingaggiati per l'occasione vari musicisti di spessore, fra i quali Dave Pegg al basso, Dave Mattacks alla batteria e Richard Thompson alla chitarra elettrica, che militavano tutti nei Fairport Convention. Anche John Cale, iconico membro fondatore dei Velvet Underground, ebbe una parte rilevante suonando la viola e le tastiere in due canzoni. All'amico Robert Kirby venne assegnata ancora l'orchestrazione, ma il suo contributo fu questa volta molto più misurato che nel disco precedente.
Nick Drake era ben conscio della necessità di un cambiamento e, mentre scriveva le nuove canzoni, aveva già in mente gli arrangiamenti per ciascuna di esse.
Il risultato finale è decisamente più “leggero” ma ancora una volta affascinante. Le canzoni hanno un ritmo più coinvolgente. I testi sono sempre intimistici, ma meno cupi, più aperti al mondo esterno, anche ironici e auto-ironici. Particolarità di questo disco, che nelle prime fasi di ideazione Nick Drake aveva pensato come un concept-album, di gran moda in quegli anni, è la presenza di tre brani strumentali.
Volendo fare una mia classifica personale, anche se ardua, visto il livello meraviglioso del disco, le canzoni più belle e più emozionanti sono 'Hazey Jane I', dove Nick interloquisce con una certa Jane, confusa, come l'autore, dal mondo circostante e 'At the Chime of a City Clock', per la capacità evocativa di uno spazio urbano, ambiente di solito assente nelle sue canzoni.
'Pink Moon' (1972)
Neppure il secondo album 'Bryter Layter' ebbe successo. La casa discografica 'Island Records' era in quel periodo impegnata con produzioni molto più remunerative (Jethro Tull, Emerson, Lake & Palmer, Cat Stevens, per citarne solo alcune) per cui aveva lasciato Nick Drake in stand-by, anche se era ancora sotto contratto.
Nick, il cui stato di salute era sempre più segnato da depressione e apatia, aveva pronte altre nuove canzoni e decise autonomamente di organizzare le sessioni di registrazione presso gli studi Sound Techniques di Londra. In due notti consecutive, nell'ottobre del 1971, Nick registrò tutte le canzoni in completa solitudine nella sala d'incisione, usando solo la chitarra e la sua voce, a parte una sovraincisione di pianoforte nella canzone che dà il titolo all'album, 'Pink Moon'. Dall'altra parte del vetro c'era il tecnico del suono per sovraintendere alla registrazione, che ebbe pochissime interazioni con il cantautore.
Una volta terminate le incisioni e dopo un veloce missaggio, Nick Drake raccolse il nastro, si presentò alla Island, lo consegnò alla reception e se ne andò senza dire nulla. Quando il produttore lo contattò successivamente per chiedergli cosa doveva fare di quel nastro (che addirittura si pensava fosse una semplice demo), Nick gli disse che andava pubblicato così com'era, perché rispecchiava esattamente quello che voleva. Dopo averlo ascoltato, la casa discografica si accorse di avere fra le mani un gioiello assoluto e decise di pubblicarlo in quella forma, senza ulteriori interventi, nonostante la breve durata di circa 28 minuti in totale.
E' difficile definire quale sia la canzone più bella dell'album, di sicuro 'Pink Moon' è fra le più emozionanti, ma sono tutte incredibilmente perfette e a fuoco: le parti di chitarra sono complesse e precise, sembra impossibile siano state realizzate in sole due sessioni di poche ore. La voce, ancora più scarna del solito, canta testi di una straordinaria potenza espressiva. In breve, è un capolavoro, uno dei più bei dischi della storia del rock.
Per dare una scossa al prodotto realizzato, ritenuto molto valido, considerando che il nome di Nick Drake era ancora piuttosto oscuro ai più, la casa discografica decise per una campagna pubblicitaria aggressiva e fu approntato un comunicato stampa poco convenzionale:
Nessuno alla Island è veramente sicuro di dove viva Nick in questi giorni. Siamo abbastanza sicuri che abbia lasciato il suo appartamento a Hampstead parecchio tempo fa. Abbiamo un accordo contrattuale con lui che garantisce che abbia sempre i soldi per l’affitto e i mezzi di sostentamento… Le possibilità che Nick suoni in pubblico sono effettivamente più che remote. Allora perché, quando ci sono persone disposte a fare qualsiasi cosa per un contratto discografico o per una data alla Queen Elizabeth Hall, pubblichiamo questo nuovo album di Nick Drake e il prossimo (se vorrà farne uno)? Perché crediamo che Nick Drake sia un grande talento. I suoi primi due album non hanno venduto un cazzo, ma se continuiamo a pubblicarli forse un giorno qualcuno di quelli che contano smetterà di criticarli e sarà d'accordo con noi, e forse molte più persone potranno ascoltare le incredibili canzoni di Nick Drake e potranno sentirlo suonare la chitarra. E forse compreranno un sacco di dischi e manterranno la nostra fiducia nel potenziale di Nick. Allora. Allora avremo fatto il nostro lavoro.
Era
il novembre del 1971. Non vi fu alcun tipo di reazione da parte dei media che ignorarono il comunicato stampa.
Pink Moon non ebbe il successo desiderato.
Questo fu forse per Nick il colpo definitivo da cui non si riprese più, entrando nella spirale senza ritorno della sua depressione.
Esattamente tre anni dopo, il 25 novembre del 1974, Nick Drake pose fine ai suoi giorni,
togliendosi la vita e consegnandosi alla storia come uno dei più geniali cantautori di tutti i tempi.