STEFANO SORRENTINO
PEZZI DI ROCK
Wendy Carlos – Switched-on Bach
Un disco rivoluzionario che rinnovò la musica classica
Wendy Carlos è una musicista, compositrice e arrangiatrice statunitense, nata come Walter Carlos a Pawtucket (Rhode Island) il 14/11/1939, che per prima ebbe l'intuizione di arrangiare le grandi opere della musica classica con uno strumento elettronico, il sintetizzatore Moog che, verso la fine degli anni 60, stava iniziando a conquistare il suo spazio all'interno della scena musicale internazionale: dopo molti anni di ricerche in campo elettro-acustico, il suo inventore, Robert Moog, riuscì a trasformare il risultato delle sue sperimentazioni in uno strumento musicale “suonabile”, anche se con molte difficoltà tecniche, almeno inizialmente. E fu per per dare una svolta alla sua creatura che l'ingegnere elettronico Moog volle avvalersi del contributo di veri musicisti e compositori.
Wendy Carlos, che all'epoca era ancora Walter (nel 1972 si sottopose ad intervento chirurgico per il cambio di genere, e fu considerata per questo anche una pioniera del transgender), fu uno dei primi artisti a collaborare con lui, trovando, nella musica pop, il primo sbocco commerciale, con l'album di enorme successo 'Switched-on Bach' del 1968. Ma ricordiamo anche il contributo di altri musicisti, come Keith Emerson (del gruppo Emerson, Lake & Palmer) che diede al sintetizzatore Moog un ruolo di primo piano in alcuni dischi fondamentali della musica rock dei primi anni 70 (ricordiamo fra tutti il capolavoro 'Tarkus' pubblicato da Emerson, Lake & Palmer nel 1971).
La collaborazione fra Walter Carlos e Robert Moog ebbe inizio nel 1964 durante una convention di musica elettronica a New York. Racconta Carlos: “Era una combinazione perfetta: lui era un ingegnere creativo che amava la musica, io ero un musicista che amava la scienza.” Carlos fu molto colpito da quello che vide in quella esposizione. “C'erano microfoni, console e registratori di tutti i tipi, tutti piuttosto impressionanti. Poi ho notato un piccolo stand che presentava una cosa chiamata "Moduli di sintetizzatore Moog". Ed eccoli lì: oscillatori controllati in tensione (VCO), filtri, inviluppi, controller - cose di cui il mondo ancora primitivo della musica elettroacustica aveva da tempo bisogno!”
Qualche tempo dopo, Robert Moog consegnò personalmente il primo prototipo del sintetizzatore nello studio-appartamento di Carlos al Greenwich Village. Lo strumento era costituito da due tastiere collegate ad una serie di moduli che si ergevano verticalmente: questi moduli venivano pilotati direttamente da manopole e da cavi che fungevano da trigger per scambiare il segnale elettrico fra i vari moduli. Il suono era monofonico, ossia si poteva suonare una sola nota per volta, e ogni singola sonorità veniva costruita individualmente, partendo da una o più frequenze di base. Inoltre, non era possibile memorizzare lo stato dei timbri che si erano (faticosamente) ottenuti, diversamente, ad esempio, dall'organo elettronico che aveva già la possibilità di richiamare specifici registri (flauto, tromba, violino, ecc) con la semplice pressione di un tasto. I musicisti dovevano pertanto dotarsi di carta e penna per scrivere la posizione di ogni singola manopola e di ogni singolo cavo per tutti i nuovi timbri che inventavano.
In questo contesto di estrema difficoltà tecnica, nel 1968 iniziò la registrazione di quella che sarebbe diventata una delle opere più geniali e complesse dell'intera storia della musica: “Switched-On Bach”, uno dei primi dischi di musica classica a vendere mezzo milione di copie alla sua uscita, rimanendo per settimane nelle prime posizioni di vendita di dischi e vincendo, nel 1969, ben tre Grammy Award. Questo disco avrebbe aperto definitivamente la strada alla sintesi musicale e alla musica elettronica, che, fino a quel momento relegata a mezzo espressivo per pochi eletti, divenne da un giorno all'altro 'popolare'. Soprattutto venne dimostrato che con uno strumento elettronico si poteva suonare “vera” musica e non solo produrre suoni strani e buffi.
Il primo tocco di vera genialità Carlos lo ebbe quando decise di sperimentare le nuove sonorità elettroniche arrangiando il più tradizionale e il più amato degli autori classici: J.S.Bach. Una vera e propria sfida, un progetto inizialmente circondato dallo scetticismo (e anche dal sarcasmo) degli addetti ai lavori che mai avrebbero immaginato un tale successo; il grande pubblico, invece, apprezzò molto questa nuova modalità di interpretazione, dando fra l'altro nuova linfa al catalogo di Bach e ad alcuni suoi brani che da quel momento in poi divennero vere e proprie hit, come, ad esempio, la celeberrima 'Aria sulla quarta corda (Air on a G String)', strafamosa in Italia anche perchè fu per anni la sigla del programma TV 'SuperQuark' di Piero Angela, nella versione degli Swingle Singers.
Ma Wendy Carlos stessa racconta che il motivo della scelta di Bach nacque anche per motivi pratici, essendo la musica dell'autore tedesco basata principalmente su suoni staccati e contrappuntistici che ben si adattavano alle sonorità monofoniche del moog.
Le fasi di registrazione si dimostrarono enormemente lunghe e complesse: trattandosi di uno strumento monofonico, si procedeva alla registrazione di una frase musicale alla volta, sovraincidendo, sul registratore a 8 tracce, le registrazioni che man mano venivano effettuate. Ogni nuova registrazione veniva fatta ascoltando in cuffia quelle precedenti, in modo da rispettare il tempo dell'esecuzione. Inoltre, la tastiera era molto rudimentale dal punto di vista meccanico e costringeva l'esecutore a suonare i brani più lentamente del dovuto, con la necessità successiva di accelerarli a registrazione ultimata. A queste limitazioni, si aggiungeva anche l'instabilità sonora dello strumento. Questo è quanto ricorda la stessa Wendy Carlos, sulle sessioni di registrazioni:
"Se la qualità tonale non cambiava molto durante la frase, potevi buttar giù una battuta o due. Il Moog era molto instabile e perdeva costantemente l'accordatura. Dovevi suonare una frase, riavvolgere il nastro e riascoltarla. Riaccordare e continuare.
Per creare un accordo, dovevi suonare la seconda linea, poi la terza. Con il contrappunto suonavi le singole melodie che si intrecciavano insieme. Alla fine, abbiamo ottenuto tutte le parti per mettere insieme il pezzo."
Se
si pensa che una battuta rappresenta solo qualche secondo di musica e
che uno spartito di durata media è composto da centinaia di
battute, si riesce ad immaginare, con una certa approssimazione,
l'entità e la folle e certosina complessità del lavoro
svolto.
Ma
il risultato finale è grandioso. Brani che fino a quel momento
si era stati abituati ad ascoltare suonati da strumenti tradizionali,
assumono una connotazione sonora
totalmente nuova: le linee melodiche e armoniche si intrecciano fra
di loro, dando vita ad una esperienza acustica totalmente inedita,
risultato di una sintesi magistrale e di una intuizione lungimirante.
Da
quel momento in poi, infatti, il moog entrerà a far parte
della strumentazione standard delle principali sale di registrazione
e dei gruppi che si affacciavano alla ribalta in quegli anni. Nei
primissimi anni 70, Robert Moog, conscio delle difficoltà
logistiche legate alla dimensione del suo sintetizzatore e sfruttando
i suggerimenti tecnici dei musicisti che avevano collaborato con lui,
lanciò sul mercato una versione ridotta dello strumento, il
minimoog,
che
ebbe enorme successo, perchè, in una veste molto più
compatta e trasportabile, consentiva comunque la massima creatività
nella costruzione di nuove sonorità. Fra i primi importanti
utilizzatori del minimoog ricordiamo Beatles, Emerson, Lake &
Palmer, Yes, Weather Report, Stevie Wonder, Chick Corea, e, in
Italia, PFM, Orme, Banco del Mutuo Soccorso, Battiato. Sulla
scia del successo di Switched-On Bach, seguirono altri dischi di
Wendy Carlos di analoga ispirazione e di ottimo riscontro di
pubblico: 'The
Well-Tempered Synthesizer' del 1969,
che contiene brani, oltre che di Bach anche di altri compositori
dell'epoca barocca (Monteverdi, Scarlatti, Handel); 'Switched on-Bach
II' del 1974; 'Switched-On
Brandenburgs'
del 1979, dedicato in modo esclusivo ai Concerti Brandeburghesi del
grande autore tedesco, che dimostra, 10 anni dopo, con le sue
sonorità straordinariamente ricche e verosimili, quanto fosse
maturata la musicista e quanto fosse stato perfezionato lo strumento
elettronico.
Non
possiamo non citare, come parte integrante del successo di Wendy
Carlos, la sua attività sul fronte delle colonne sonore, in
particolare quella di 'Arancia Meccanica' di Kubrick del 1972, dove
la storia distopica del film viene accompagnata, con geniale
intuizione, dalle sonorità elettroniche dei grandi brani della
musica classica reinterpretati con il sintetizzatore moog, creando
uno straordinario connubio che è entrato nella storia del
cinema e dell'immaginario collettivo.
In anni recenti, i dischi sono stati prodotti in diverse edizioni e
rimasterizzati in digitale. Nel 1999 è stato pubblicato il
'Switched-On Box Set' che contiene i CD, nuovamente rimasterizzati,
delle 4 opere principali e che riprende anche vecchie prove su
nastro, miracolosamente recuperate, delle prime sessioni di
registrazione di 'Switched-on Bach', commentate dalla viva voce di
Wendy Carlos, a dimostrare, per chi fosse curioso di approfondire,
l'enorme lavoro e l'immensa creatività che hanno
caratterizzato quella stagione.